Onorevole
Giorgia Meloni, quale significato ha il voto che sabato ha sancito la
possibilità per Fratelli d’Italia di usare il simbolo di An?
«Vuol dire che la destra italiana si rimette in cammino e si carica della responsabilità di riunificare una comunità».
Si tratta di una operazione nostalgia?
«Tutt’altro. Si tratta
piuttosto del ritorno alla vera vocazione di An come partito-polo,
quella vocazione espressa con chiarezza dal congresso di Fiuggi che
consentì di acquisire le esperienze di personalità provenienti dalla
cultura cattolica, liberale e riformista. La stessa operazione che
stiamo cercando di fare con Fratelli d’Italia e l’Officina per l’Italia,
con figure come Crosetto, Ciocchetti e Guidi».
Lei inizialmente appariva perplessa rispetto al recupero del vecchio simbolo.
«Temevo una operazione
utile solo a creare poltrone perla vecchia classe dirigente. Le modalità
che abbiamo trovato sono, però, quelle giuste: nessuna esclusione ma
anche nessuna rendita. Il ritorno ad An si coniugherà con l’uso di
strumenti innovativi e con una grande apertura verso il nostro popolo».
Convocherete le primarie?
«Sì, a fine gennaio
sceglieremo il simbolo per le Europee e il presidente del movimento. Un
mese dopo ricorreremo allo stesso strumento per i dirigenti regionali e
provinciali».
Si tratta di uno schema che potrebbe convincere chi come Storace, Poli Bortone e Menia non ha aderito?
«Le Europee prevedono le preferenze. Chiedo a tutti di mettersi in gioco e candidarsi».
Lei fu tra i dirigenti che un anno fa più si battè per le primarie del centrodestra.
«Sì, e proprio oggi
ricorre un anno da quelle primarie poi abortite. Se allora Alfano avesse
avuto il coraggio di tenere il punto e andare fino in fondo forse oggi
si troverebbe ancora nel campo del centrodestra e non in trincea a
difendere un governo di centrosinistra».
Come immagina le future primarie di coalizione?
«Più aperte possibili
perché è il nostro popolo che ce le chiede. Bisogna avere l’umiltà di
tornare per le strade. Lo stesso popolo dei Forconi è fatto di persone
che hanno creduto nella fine dell’oppressione fiscale. Agricoltori,
commercianti, piccoli produttori: gente che un tempo guardava verso di
noi».
A quali forze vorrebbe aprirle?
«Bisognerà valutare idee
e programmi perché non basta chiamarsi Nuovo Centrodestra per farne
davvero parte. Soprattutto se poi voti la tassazione sulla prima casa;
se togli i fondi per i rimpatri e le vittime della mafia per
indirizzarli all’accoglienza degli immigrati; se tolleri situazioni come
quella dei marò o dei tifosi italiani detenuti in Polonia per una
retata preventiva».
Teme di ritrovarsi alle Europee con due partiti che facciano riferimento ad An?
«Spero di no. Faccio
notare che coloro che ora polemizzano sono gli stessi che mi hanno
rivolto più volte l’invito a promuovere un movimento per riunificare la
destra italiana. Gli stessi che ho incontrato venerdì per illustrare la
mozione».
Riuscirete a superare il 4%?
«Ero sicura che quel
traguardo fosse già alla portata di Fdi. Tanto più lo è dopo il voto di
sabato che ha messo in circolo tanto entusiasmo. Un entusiasmo che ora
sta a noi, a tutti noi, non disperdere in piccole liti».
da Il Giornale, Fabrizio De Feo. 16 dicembre 2013